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Rapporti umani

“L’ho letto su internet”: quando informarsi fa più male che bene

16 Giugno 2025 | a cura di Alessandro Rotondo | Tempo di lettura stimato 2m

Ti  è mai capitato di cercare su Google un sintomo o il nome di un farmaco e uscire più confuso e spaventato di prima? Magari hai letto il foglietto illustrativo di un farmaco e, colpito da parole come “aumento di peso”, “agitazione” o “danno irreversibile”, hai deciso di sospendere il trattamento.

Oppure sei convinto che la tua diagnosi sia sbagliata perché un forum online racconta una storia simile ma con esiti molto diversi.

Se ti è successo, sappi che non sei solo. Ma soprattutto: sappi che non è colpa tua.

È il tuo cervello che, per risparmiare tempo ed energia, usa scorciatoie. Una, in particolare, è molto potente e ingannevole: si chiama WHYSIATI.

Cos’è WHYSIATI e perché influenza la nostra salute

WHYSIATI è l’acronimo di “What You See Is All There Is(“Quello che vedi è tutto ciò che esiste”).

È un concetto elaborato dallo psicologo premio Nobel Daniel Kahneman per spiegare un meccanismo molto comune del nostro cervello: decidere sulla base di ciò che è immediatamente visibile, senza fermarsi a considerare tutto ciò che manca.

In altre parole, quando leggiamo una frase drammatica su un sito o sul bugiardino di un medicinale, il cervello si affretta a trarre conclusioni senza porsi domande come:

  • Quanti casi sono stati realmente osservati?
  • Qual è la mia situazione specifica?
  • Chi ha scritto questa informazione e con quale competenza?

Lo fa per pigrizia energetica: processare meno dati è più comodo.

Ma, in medicina, questa scorciatoia può diventare pericolosa.

Le informazioni mediche amplificano il problema: ecco perché

Internet e i foglietti illustrativi sono pensati per informare, ma non per sostituire il medico.

Quando leggiamo contenuti medici senza possedere le conoscenze necessarie per interpretarli, tendiamo a fraintendere.

Perché spesso le informazioni online:

  • Sono fuori contesto (parlano di effetti collaterali estremi ma rari);
  • Usano un linguaggio tecnico difficile da decodificare;
  • Sono incomplete o presentano solo il lato negativo per motivi legali o sensazionalistici.

Per questo, se non sei un esperto, è normale provare disagio o paura.

Ma il problema nasce quando, invece di chiedere spiegazioni, ti fidi ciecamente di ciò che hai appena letto, senza sapere se è vero, completo o rilevante per te.

Credere a ciò che non si capisce bene, o che si capisce solo in parte, è una trappola cognitiva: ti fa sentire informato, ma in realtà rischi di diventare più vulnerabile.

Il risultato? Smetti le cure, diffidi dei medici, ti aggrappi a informazioni parziali. E peggiori la tua salute.

Conseguenze del WHYSIATI sulla salute

Diventa, dunque, fondamentale essere consci di cosa succede quando il WHYSIATI prende il sopravvento:

  • Potresti smettere terapie fondamentali per paura degli effetti collaterali.
  • Rischi di cambiare continuamente cure, complicando ulteriormente la situazione.
  • La tua condizione di salute può peggiorare significativamente per la mancata aderenza ai trattamenti medici prescritti.

Il “Sistema 2” di Kahneman: la soluzione è attivare il pensiero critico

La buona notizia? Questo meccanismo si può contrastare.

Serve però un cambio di marcia: e qui entra in gioco il “Sistema 2” del nostro cervello, la parte più riflessiva e razionale, quella che si attiva quando ti fermi a pensare davvero.

Il Sistema 2, situato principalmente nel lobo frontale, è il motore del pensiero critico: non è veloce come l’intuito, ma è molto più affidabile.

È ciò che usi quando decidi di controllare una fonte, confrontare più opinioni o chiedere chiarimenti a chi ne sa più di te.

Vediamo allora come si può attivare nella vita quotidiana il Sistema 2 con pochi semplici consigli:

  1. Innanzitutto, fermati e rifletti. Non prendere decisioni di pancia.
  2. Poi respira, rileggi, poni domande.
  3. Infine, controlla le fonti: un blog qualunque non ha lo stesso valore di un sito ufficiale o di un ente sanitario accreditato.
  4. Ma soprattutto, chiedi al tuo medico: non avere paura di sembrare insistente. Un buon medico vuole che tu capisca e condivida il percorso terapeutico.
  5. E ricorda: il contesto è tutto. Un rischio dello 0,01% non ha lo stesso peso di 1 su 2. Quindi, chiedi sempre quanto sia veramente probabile un effetto collaterale.
  6. E in ogni caso, accetta i tuoi limiti: “Sapere di non sapere” diceva Socrate, è il primo passo per scegliere bene.

Consapevolezza e pensiero critico: le fonti della vera conoscenza

Essere informati è importante. Ma essere consapevoli dei propri limiti è ancora più importante.

Il WHYSIATI ci spinge a credere che basti leggere per capire, ma la medicina usa un linguaggio complesso che va tradotto.

Per questo, serve attivare il Sistema 2: ascoltare, porre domande, usare la logica.

In medicina, vedere tutto non basta. Serve anche conoscere ciò che non si vede.

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