Terapie
Placebo e nocebo in psichiatria: come la mente influenza la cura
21 Ottobre 2025 | a cura di Alessandro Rotondo
Quando pensiamo a un trattamento, l’immagine che ci viene in mente è quasi sempre la stessa: una pillola che agisce nel corpo con la sua chimica.
La ricerca scientifica, però, dimostra che questa è solo una parte della storia.
Immagina, allora, una pillola di zucchero capace di curare o un bugiardino che fa sentire male solo leggendolo.
In questo viaggio tra guarigioni “miracolose” e aggravamenti di salute “inspiegabili”, scopriremo come spesso è la mente, più che il farmaco, a muovere le fila della nostra salute.
Oltre la pillola: somministrare 10 cc di “aspettative”
Nei casi sopra accennati, la chimica farmaceutica c’entra poco: sono le aspettative, le emozioni e il livello di fiducia nel medico a migliorare l’efficacia della cura o, al contrario, peggiorarne i risultati.
E qui entrano in gioco due concetti chiave:
- Placebo, il miglioramento dei sintomi dovuto ad aspettative positive.
- Nocebo, il peggioramento dovuto ad aspettative negative, paura o ansia.
In psichiatria, dove emozioni e percezioni sono parte stessa della malattia, questi effetti hanno un peso enorme (Benedetti, 2014; Wager & Atlas, 2015).
Una pillola finta che funziona davvero: l’effetto placebo
Il placebo non è un trucco o un inganno: è un vero effetto biologico.
Gli studi di risonanza magnetica mostrano che il placebo attiva aree del cervello coinvolte nel dolore, nelle emozioni e nella motivazione: corteccia prefrontale, cingolato anteriore, insula e nucleus accumbens.
Queste regioni rilasciano sostanze come endorfine, dopamina e cannabinoidi endogeni, che riducono dolore, ansia e stress (Wager & Atlas, 2015; Niazi, 2024).
3 effetti reali del placebo
- Nel dolore, una crema placebo spacciata per analgesica può ridurre i segnali del dolore nel midollo spinale.
- Nel Parkinson, capsule inattive ma credute efficaci stimolano il rilascio di dopamina e migliorano temporaneamente i movimenti (de la Fuente-Fernandez et al., 2001).
- Nella depressione, fino al 30–40% dei pazienti nei trial clinici migliora temporaneamente con placebo, grazie alla combinazione di aspettative positive e relazione terapeutica (Kirsch et al., 2008).
Quando la mente diventa un ostacolo: l’effetto nocebo
Il nocebo, invece, è il lato oscuro del placebo.
In questo caso, le aspettative negative amplificano i sintomi o fanno percepire effetti collaterali che non dipendono dal farmaco.
Un esempio comune: un paziente legge attentamente il foglietto illustrativo e, suggestionato, comincia a sentire alcuni degli effetti elencati, anche se ha assunto una compressa innocua.
Non si tratta, però, di immaginazione, perché ansia e paura attivano i circuiti dello stress e rendono il corpo più sensibile ai segnali di disagio (Enck, Benedetti & Schedlowski, 2008).
3 meccanismi del nocebo:
- Aumento del cortisolo, l’ormone dello stress;
- Iper-attenzione a segnali corporei innocui;
- Sostanze cerebrali che amplificano il dolore, come la colecistochinina (Benedetti, Carlino & Pollo, 2011).
In altre parole, il solo timore degli effetti collaterali può farceli vivere realmente.
Il cervello “prevede” più che osservare
Le neuroscienze moderne spiegano che il cervello non registra passivamente ciò che accade, ma formula continuamente previsioni.
È un cervello “bayesiano” (dal nome di un metodo statistico molto utilizzato in medicina), che confronta segnali e aspettative per decidere cosa sentiamo (Ongaro & Kaptchuk, 2019).
- Se crediamo di stare bene, piccoli segnali vengono ignorati.
- Se crediamo di stare male, gli stessi segnali diventano “prove” di malattia.
Questo spiega perché leggere un bugiardino può trasformare un leggero fastidio in un effetto collaterale vero e proprio.
Importanza dell’effetto placebo e nocebo in psichiatria
In psichiatria, placebo e nocebo sono particolarmente potenti perché:
- I sintomi (ansia, depressione, insonnia, dolore cronico) dipendono dal modo in cui il cervello interpreta le sensazioni;
- La fiducia nel medico e nella terapia influenza fortemente l’aderenza;
- Gli studi dimostrano che la risposta al placebo può spiegare fino al 40% dei miglioramenti nei trial antidepressivi (Kirsch et al., 2008; Leuchter et al., 2014).
La relazione terapeutica non è, quindi, un “di più”, ma parte della cura stessa.
Etica e buona pratica: la comunicazione al paziente
Oggi non si somministrano più placebo ingannevoli, come avveniva in passato.
Esiste però l’open-label placebo: una sostanza inerte (come una pillola di zucchero) che viene somministrata a un paziente dopo che questi è stato informato che che la pillola è inattiva, ma che la scienza dimostra come anche così possa migliorare i sintomi.
E “sorprendentemente” funziona (Kaptchuk et al., 2010).
Per ridurre il nocebo è, invece, fondamentale una comunicazione chiara ed equilibrata, che preveda:
- Spiegare i possibili effetti collaterali senza drammatizzare;
- Rassicurare il paziente sul rapporto rischi-benefici;
- Valorizzare la possibilità di miglioramento.
Ricapitolando…
- Il placebo non è immaginario, ma un aiuto del cervello che amplifica gli effetti dei farmaci.
- Il nocebo è reale: la paura degli effetti collaterali può farli comparire davvero.
- Fidarsi del proprio medico e del percorso terapeutico è parte integrante della cura.
- La mente non inventa la malattia, ma può renderla più leggera o più pesante.
Conclusione
Placebo e nocebo mostrano che ogni terapia è fatta non solo di molecole, ma anche di relazione, fiducia ed emozioni: le parole, i gesti e le aspettative possono rafforzare l’efficacia di un farmaco o, al contrario, trasformarlo in un nemico.
Essere consapevoli di questi meccanismi aiuta a ridurre la paura dei bugiardini e ad affrontare la cura con maggiore fiducia.
Ricorda: la mente, se guidata nel modo giusto, può diventare un potente alleato della guarigione.
Bibliografia essenziale
- Benedetti, F. (2014). Placebo effects: from the neurobiological paradigm to translational implications. Neuron, 84(3), 623–637.
- Wager, T. D., & Atlas, L. Y. (2015). The neuroscience of placebo effects: connecting context, learning and health. Nature Reviews Neuroscience, 16(7), 403–418.
- Enck, P., Benedetti, F., & Schedlowski, M. (2008). New insights into the placebo and nocebo responses. Neuron, 59(2), 195–206.
- Niazi, S. K. (2024). Placebo Effects: Neurological Mechanisms Inducing Physiological, Organic, and Belief Responses — A Prospective Analysis. Healthcare, 12, 2314.
- Colloca, L., & Miller, F. G. (2011). Role of expectations in health. Current Opinion in Psychiatry, 24(2), 149–155.
- Benedetti, F., Carlino, E., & Pollo, A. (2011). How placebos change the patient’s brain. Neuropsychopharmacology, 36, 339–354.
- Ongaro, G., & Kaptchuk, T. J. (2019). Symptom perception, placebo effects, and the Bayesian brain. Pain, 160(1), 1–4.
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